Premio Miglior Album – Premio Giovani 2022
Rachele Andrioli, Leuca (Finisterre)

Mancava un disco tutto suo, nella scena sempre sorprendente della «tradizione in movimento» del nostro Sud, focus speciale sulla Puglia salentina e sulla vocalità di ricerca che attinge alle tecniche trad sedimentate nella catena orale delle generazioni. Adesso Rachele Andrioli – dopo aver collaborato con un ventaglio prezioso e vario di artisti come Pier Faccini, Arto Lindsay, Baba Sissoko, Rocco Nigro – l’ha realizzato, aggiudicandosi prontamente il Premio Loano per il Miglior album e quello Giovani. Il disco si intitola Leuca, ed esce per la label Finisterre.
«Leuca è un nome femminile» racconta Andrioli. «È il nome del capo estremo di Puglia dove sono nata e vivo. Significa “bianca”, ed è un colore che non è un colore perché li contiene tutti. Qualcuno dice che era il colore dell’alba per le navi che si avvicinavano, qualcuno quello della spuma del mare sulle scogliere…». «Dove c’è un santuario, dove c’è un faro le persone vanno a riflettere», continua. «Crescere in un luogo di mare estremo, tra l’ultimo lembo di terra e le onde, ti condiziona: sia perché chi viene nella tua terra può arrivare dal mare – e qui basta pensare ai migranti, che sbarcano in una zona in qualche modo neutrale, dove non c’è né accoglienza né rifiuto netti – e inevitabilmente si creeranno influssi reciproci. Poi, chi vive in un luogo estremo di mare [un finisterrae: termine che ricorre anche in due titoli del disco, peraltro] sa cosa vuol dire essere esposti a repentini cambiamenti del tempo, le tempeste che sbucano dal nulla, le bonacce: non può non influenzarti l’umore».
Lo stesso vale per l’identità: «che non è mai univoca, siamo tante cose assieme. D’altra parte fare un primo disco solistico dopo tanta musica fatta assieme ad altri è un azzardo, come se dovessi mostrare una carta, e una sola, e dire: “io sono questa cosa”. Tornando alla tradizione: portare avanti una tradizione, essendo qui e oggi, non nel passato, potrebbe essere paragonato a un rapporto d’amore: è qualcosa su cui devi lavorare con costanza, nel presente, per tenere accesa la fiamma».
[estratto da un’intervista per il giornale della musica, 2022]
Premio Loano – Fondazione A. De Mari
Placida «Dina» Staro

Inesauribile ricercatrice e documentatrice, Placida «Dina» Staro è – fra le molte cose – etnomusicologa, etnocoreologa e violinista dei Suonatori della Valle del Savena. Ha pubblicato saggi e dischi, e tenuto conferenze e concerti in tutto il mondo. La sua storia intellettuale è a suo modo unica, divisa com’è fra la pratica e la teoria, fra il «centro» del dibattito accademico internazionale e la «periferia» del suo Appennino, fra la musica suonata, danzata e studiata. Spesso trascurata dai ricercatori come dalle politiche pubbliche, la danza (e la danza «tradizionale» in particolare) è un’esperienza vitale fondamentale, che contribuisce profondamente alla nostra percezione di chi siamo e di dove siamo nel mondo. Grazie al lavoro e alla musica di Dina Staro, oggi possiamo forse capirne qualcosa di più.
Classifica Premio Miglior Album 2021
1° posto
Leuca (Finisterre) – Rachele Andrioli
2° posto
Ἐρημία/Eremìa (AlfaMusic/EGEA) Ettore Castagna
3° posto
Cipria e caffè (Aquadia Enjoy All Music/Soundfly/Self) Peppe Barra
Inghirios (Sard’music/EGEA) Le Balentes
5° posto
Uauà – Omaggio in musica ad Eugenio Cirese (Squilibri) Giuseppe Moffa
6° posto
996 – Le canzoni di G.G. Belli (La Tempesta Dischi/Squilibri) Ardecore
7° posto
Alle radici del canto (Visage Music) Radicanto
8° posto
Polaris (Italysona) Folkatomik
9° posto
Maresia (Zero Nove Nove) Fabrizio Piepoli
Meuseucca servadze (Cromo Music) Teres Aoutes String Band feat. Tatè Nsongan